Tortellini in tour

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La Repubblica al Ristorante Alla Borsa

Da Malcesine lungo la sponda veronese: formaggi e incisioni rupestri.

Fu uno dei tanti venti che soffiano sul Lago di Garda (c’è chi dice siano una quarantina) a spingere Jhoann Wolfgang Goethe a fare una sosta a Malcesine, interrompendo per un po’ il suo viaggio in Italia. Incantato dal castello Scaligero, cominciò a disegnare il profilo , rischiando, per questo motivo, l’arresto, perché scambiato per una spia austriaca. La sponda veronese del lago di Garda potrebbe essere vista così: un susseguirsi di tele a olio o a tempera per sessanta chilometri, dal confine trentino a quello lombardo.

Il colpo d’occhio più ampio si ha prendendo la funivia Malcesine Monte Baldo che sale fino a 1800 metri: le sue vette sono conosciute come il giardino botanico d’Europa, per la flora dalle molte specie endemiche (dette non a caso baldensis). Questa è anche zona di malghe e quindi di formaggio d’alpeggio, come il Monte Veronese Dop, di latte vaccino e a pasta semicotta. I pascoli pià alti si fregiano anche del presidio Slow Food.

Tornando già, una curiosità: a Cassone, frazione di Malcesine, c’è il fiume, l’Aril, il più corto del mondo con i suoi 175 metri. L’itinerario prosegue lungo la costa lacustre. La sosta a Torri del Benaco profuma di di agrumi: la limonaia settecentesca addossata alle mura del castello è la più antica fra quelle ancora esistenti su lago di Garda. Ci sono limoni plurisecolari che, spinti dalla luce che entra dall’alto, arrivano a superare gli otto metri di altezza. Un tempo ce n’erano tantissime dedicate al “limone modello” dalla buccia sottile e pieno di succo. La Grande Guerra fece incetta dei legni per le trincee e così le limonaie sparirono. Una bella passeggiata sul promontorio a ridosso del comune, il monte Luppia, porta a uno dei più importanti e meno conosciuti giacimenti di arte rupestre del mondo: le glaciazioni del Quaternario trasformarono questi pendii in lavagne naturali. Le prime testimonianze risalgono al 1500 a.C., le ultime non hanno più di cento anni. Si accavallano così incisioni di lance dell’età del bronzo e disegni di piroscafi. Da qui su si vede l’isolotto di San Vigilio, che sembra un gouache uscita da un quadro: la piccola chiesa, il porticciolo, la villa del Cinquecento, qualche tavolino del bar Taverna lungo la passerella.

Il tempo qui sembra muoversi più lento dell’acqua dolce. Prima del boom turistico, il lago voleva dire soprattutto pesca e nel borgo di Garda esiste ancora una cooperativa di pescatori professionisti, nata nel 1452: nelle reti finiscono tinche, lavarelli, sarde di lago, persici. E anche il rarissimo carpione, che fa le sue covate a duecento metri di profondità. Per gustarli, lindirizzo giusto è l’Oseleta di Cavaion Veronese, un ristorante con una stella Michelin inserito nel bel complesso del relais Villa Cordevigo, un antico villaggio agricolo trasformato in albergo di lusso. Il vino adatto nasce dalla Rosé Revolution, ovvero dal nuovo Bardolino Chiaretto che, a partire dall’annata 2014, ha scelto di vestirsi di un rosa più tenue e di valorizzare i profumi delicati dell’uva Corvina. Dando le spalle al lago, si guò inforcare una bici e percorrere il Mincio fino a Mantova. Ma prima della Lombardia c’è una sosta gastronomica da fare a Valeggio sul Mincio: al ristorante Alla Borsa si mangiano i tortellini dalla sfoglia più sottile che c’è: dai classici in brodo, a quelli stagionali con ripieno di asparagi. Se al lungo fiume si preferisce un parco, il Sigurtà è la meta ideale: sessanta ettari di pati e boschi, dove un milione di tulipani stanno per lasciare posto a oltre tremila rose.

Articolo di Francesca Ciancio, tratto dal “La Repubblica” 22-04-2015

Nadia Pasquali
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Ristoratore per vocazione o per mestiere?
Me lo chiedo da 30 anni perché sono stata cresciuta tra l'impastatrice e la sfogliatrice, e perché ho preso coscienza del sacrifico di questa professione da 2 maestri attenti e attendibili, i miei genitori.
Sono arrivata ad avere una risposta per me e per la mia clientela: ristoratore per vocazione.
Non diventerà mai un mestiere, alla moda delle esigenze del mercato e del momento, finché ogni persona che viene e vive il Mondo del Borsa, viene considerata e accontentata per la sua diversità e per ciò che ci chiede di ricreare per lei.
Non sono food ...ma mood.
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